COMUNICATO STAMPA

Il Popolo della Famiglia Veneto: “La mozione sul fine vita in consiglio regionale apre la strada alla mattanza dei più deboli”

Il governatore della Regione Veneto Luca Zaia ritiene che la costruzione di un centrodestra da lui definito “moderno” passi attraverso il cedimento all’ideologia gender e alla cultura della morte.

La mozione approvata in regione con i colpevoli voti dei leghisti, che si sono lasciati ipnotizzare dalla proposta di Erica Baldin, non a caso proveniente dalla avaloriale esperienza pentastellata, è una mozione che parla di “cura dei malati” quando in realtà ne propone la mattanza.

Chi è in condizione di sofferenza, anche estrema, deve avvertire attorno a sé il massimo della considerazione per la dignità della persona umana, che è tale anche quando esce dal ciclo produttivo, che è tale anche quando è ferita e messa al tappeto dai dolori della vita.

L’idea che la cura del paziente in estrema sofferenza, del disabile grave, fino anche del depresso, possa essere d’aiuto al suo suicidio è un’idea semplicemente barbara.

Luca Zaia rinsavisca e capisca che quel che lui considera “modernità” è in realtà un profondo tradimento delle radici culturali e religiose del Popolo Veneto che mai si piegherà alla cultura della morte e resta un popolo saldamente collegato ad un radicamento che fa del rispetto degli anziani sofferenti un architrave di cultura e sguardo del futuro.

Il governatore si prodighi invece con estrema urgenza affinchè la sanità pubblica sia accessibile a tutti i pazienti nei tempi previsti dalle prescrizioni mediche, riducendo le eterne liste di attesa che li costringono a ricorrere ingiustamente alla sanità privata a pagamento e creando di fatto pazienti di serie A e serie B.